Un grande organista e compositore italiano del
diciannovesimo secolo, definito dal noto critico musicale Filippo Filippi “Il
principe degli organisti italiani” è Vincenzo Antonio Petrali.
Egli riceve i
primi rudimenti musicali dal padre e poi viene affidato alla sapiente guida di
un altro grande musicista Stefano Pavesi che guida il giovane Vincenzo
attraverso il rigore e la disciplina del contrappunto e della composizione
musicale. Successivamente entra nel Conservatorio di Milano dove si perfeziona
con il maestro Antonio Angeleri, docente di pianoforte dal 1826 al 1871 e
affina le proprie cognizioni nell’arte della composizione con Placido
Mandanici. Petrali possiede straordinarie doti musicali, tanto da poter passare
con disinvoltura dal violino al violoncello, al contrabbasso e conseguentemente
poter accettare scritture teatrali per suonare in orchestra ciascuno di questi
strumenti. Non solo riscuote ben presto successo sia come compositore,
direttore di coro, orchestra e banda; ma il campo in cui eccede sopra tutti è
quello dell’improvvisazione organistica.
Marcia in Mi bemolle Maggiore
Allegro brillante
Petrali è stato
organista nel duomo di Cremona e nella Basilica di Santa Maria Maggiore a
Bergamo e maestro di cappella nel duomo di Brescia e nel duomo di Crema. Inoltre
ha svolto anche l’attività di insegnante presso il Liceo Musicale di Pesaro
fino agli ultimi anni della sua vita.
Nel panorama
musicale di quel tempo, dominato dalla musica di grandi operisti come Rossini,
Donizetti, Verdi e Bellini, per poter farsi notare bisognava cimentarsi nel
genere melodrammatico. Così Petrali compone il suo primo melodramma “Manfredi
di Napoli” scritto per il teatro Santa Radegonda in Milano, ma la censura
austriaca proibisce l’Opera e lo spartito finisce sul fuoco. Il successo arriva
con la sua seconda opera “Giorgio di Bary” che va in scena al teatro sociale di
Bergamo durante il carnevale.
La maggior parte
della sua composizione organistica traeva linfa vitale dalle romanze o dai
ballabili di un Verdi, piuttosto che di un Mayerbeer.
La tipologia
degli strumenti costruiti dalla ditta Serassi di Bergamo, trova in Petrali un
sorprendente mezzo di diffusione e di promozione, così come la sua arte
improvvisativa trova la via del successo nl modello di organo serassiano.
Strumento in cui accanto al classico Ripieno trovano posto numerosissimi
strumenti da concerto, ad anima e ad ancia, nonché svariati effetti rumoristici
e coloristici, come la Banda Turca, il rollante, i timpani, i campanelli e le
campane. Infatti, dal 1853 sino a circa il 1879, Petrali è stato il
collaudatore ufficiale dei celebri organari Serassi.
Allegretto per Clarinetto
Sonata per l'Offertorio
Dal punto di
vista compositivo, per l’Allegretto per clarinetto, le Sonate per organo e la
scultorea Messa per Organo in Fa Maggiore, egli prende come modelli di
riferimento Beethoven e Mendelssohn. Ma solo dopo il 1880 con la Sonata per
organo pieno, la Toccata in Mi maggiore e i tre ricercare servibili per
l’Elevazione, egli guarda in favore del movimento ceciliano.
Versetti per il Gloria
Elevazione
Adagio per Voce Umana
Petrali compone
in tutto quattro opere, un oratorio “Debora”, un quartetto per archi e una
sonata per violino e pianoforte, e molta musica per coro e organo, ma
nonostante ciò egli sarà sempre ricordato come superbo improvvisatore.
All’incirca
nell’ultimo ventennio del diciannovesimo secolo, si fa pressante il bisogno di
una musica liturgica, non più di stampo romantico-melodrammatico, bensì
d’autentica ispirazione sacra. Incomincia ad attecchire in Italia la riforma
ceciliana che, riformando la musica sacra, riforma anche l’organo. Poco alla
volta gli strumenti con registri spezzati, pedaliera corta, ed effetti bandistici, vengono sostituiti da organi dotati di almeno due tastiere, di
pedaliera completa e di registri interi.
Dal punto di
vista artistico, Vincenzo Antonio Petrali, vive in un universo organistico
ancora improntato fra la creatività organistica sinfonico-teatrale, supportata
dall'organo-orchestra, ed il rinnovamento sia organario, sia organistico del
quale fu tra i più tenaci e convinti assertori, assieme al
nascente movimento ceciliano.
Pur in un momento alquanto travagliato e
contraddittorio per la musica organistica italiana, tenta di attuare il
suo ideale di riforma della musica sacra rispettando la tradizione dell'arte
organaria italiana, ancora legata ad una strumentazione orchestrale,
comprendendo che essa non era ancora matura per assumere rivoluzionarie svolte
costruttive come già avveniva, invece, in molti altri paesi europei. Allo
stesso tempo, non si piega mai totalmente all'uso delle trascrizioni
operistiche proprio del suo tempo, e nel periodo della maturità sposa con
convinzione uno stile alquanto severo.
Fantasia per orchestra e organo
Per quanto riguarda le sue opere, Petrali è
autore di moltissima musica per organo, in buona parte pubblicata vivente
l'autore, tra cui si cita la "Messa solenne in fa maggiore per organo
solo" e i 71 "Studi per l'organo moderno" articolati in tre
libri.
Sonata Finale
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