lunedì 30 maggio 2016

Vincenzo Antonio Petrali

Un grande organista e compositore italiano del diciannovesimo secolo, definito dal noto critico musicale Filippo Filippi “Il principe degli organisti italiani” è Vincenzo Antonio Petrali.



Nasce a Crema il 22 gennaio del 1830 e muore a Bergamo il 24 novembre del 1889.



Egli riceve i primi rudimenti musicali dal padre e poi viene affidato alla sapiente guida di un altro grande musicista Stefano Pavesi che guida il giovane Vincenzo attraverso il rigore e la disciplina del contrappunto e della composizione musicale. Successivamente entra nel Conservatorio di Milano dove si perfeziona con il maestro Antonio Angeleri, docente di pianoforte dal 1826 al 1871 e affina le proprie cognizioni nell’arte della composizione con Placido Mandanici. Petrali possiede straordinarie doti musicali, tanto da poter passare con disinvoltura dal violino al violoncello, al contrabbasso e conseguentemente poter accettare scritture teatrali per suonare in orchestra ciascuno di questi strumenti. Non solo riscuote ben presto successo sia come compositore, direttore di coro, orchestra e banda; ma il campo in cui eccede sopra tutti è quello dell’improvvisazione organistica.





Marcia in Mi bemolle Maggiore




Allegro brillante

Petrali è stato organista nel duomo di Cremona e nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo e maestro di cappella nel duomo di Brescia e nel duomo di Crema. Inoltre ha svolto anche l’attività di insegnante presso il Liceo Musicale di Pesaro fino agli ultimi anni della sua vita.
Nel panorama musicale di quel tempo, dominato dalla musica di grandi operisti come Rossini, Donizetti, Verdi e Bellini, per poter farsi notare bisognava cimentarsi nel genere melodrammatico. Così Petrali compone il suo primo melodramma “Manfredi di Napoli” scritto per il teatro Santa Radegonda in Milano, ma la censura austriaca proibisce l’Opera e lo spartito finisce sul fuoco. Il successo arriva con la sua seconda opera “Giorgio di Bary” che va in scena al teatro sociale di Bergamo durante il carnevale.
La maggior parte della sua composizione organistica traeva linfa vitale dalle romanze o dai ballabili di un Verdi, piuttosto che di un Mayerbeer.
La tipologia degli strumenti costruiti dalla ditta Serassi di Bergamo, trova in Petrali un sorprendente mezzo di diffusione e di promozione, così come la sua arte improvvisativa trova la via del successo nl modello di organo serassiano. Strumento in cui accanto al classico Ripieno trovano posto numerosissimi strumenti da concerto, ad anima e ad ancia, nonché svariati effetti rumoristici e coloristici, come la Banda Turca, il rollante, i timpani, i campanelli e le campane. Infatti, dal 1853 sino a circa il 1879, Petrali è stato il collaudatore ufficiale dei celebri organari Serassi.

Allegretto per Clarinetto

Sonata per l'Offertorio


Dal punto di vista compositivo, per l’Allegretto per clarinetto, le Sonate per organo e la scultorea Messa per Organo in Fa Maggiore, egli prende come modelli di riferimento Beethoven e Mendelssohn. Ma solo dopo il 1880 con la Sonata per organo pieno, la Toccata in Mi maggiore e i tre ricercare servibili per l’Elevazione, egli guarda in favore del movimento ceciliano.


Versetti per il Gloria



Elevazione

Adagio per Voce Umana

Petrali compone in tutto quattro opere, un oratorio “Debora”, un quartetto per archi e una sonata per violino e pianoforte, e molta musica per coro e organo, ma nonostante ciò egli sarà sempre ricordato come superbo improvvisatore.
All’incirca nell’ultimo ventennio del diciannovesimo secolo, si fa pressante il bisogno di una musica liturgica, non più di stampo romantico-melodrammatico, bensì d’autentica ispirazione sacra. Incomincia ad attecchire in Italia la riforma ceciliana che, riformando la musica sacra, riforma anche l’organo. Poco alla volta gli strumenti con registri spezzati, pedaliera corta, ed effetti bandistici, vengono sostituiti da organi dotati di almeno due tastiere, di pedaliera completa e di registri interi.
Dal punto di vista artistico, Vincenzo Antonio Petrali, vive in un universo organistico ancora improntato fra la creatività organistica sinfonico-teatrale, supportata dall'organo-orchestra, ed il rinnovamento sia organario, sia organistico del quale fu tra i più tenaci e convinti assertori, assieme al nascente movimento ceciliano


Fantasia per orchestra e organo

Pur in un momento alquanto travagliato e contraddittorio per la musica organistica italiana, tenta di attuare il suo ideale di riforma della musica sacra rispettando la tradizione dell'arte organaria italiana, ancora legata ad una strumentazione orchestrale, comprendendo che essa non era ancora matura per assumere rivoluzionarie svolte costruttive come già avveniva, invece, in molti altri paesi europei. Allo stesso tempo, non si piega mai totalmente all'uso delle trascrizioni operistiche proprio del suo tempo, e nel periodo della maturità sposa con convinzione uno stile alquanto severo.
Per quanto riguarda le sue opere, Petrali è autore di moltissima musica per organo, in buona parte pubblicata vivente l'autore, tra cui si cita la "Messa solenne in fa maggiore per organo solo" e i 71 "Studi per l'organo moderno" articolati in tre libri.





Sonata Finale




Compose alcuni esempi musicali per il trattato “Norme generali sul modo di trattare l'organo moderno” di Giambattista Castelli. 




domenica 29 maggio 2016

Polibio Fumagalli

Grande compositore, organista e pianista dell’Ottocento Italiano è Polibio Fumagalli.




Nasce a Inzago il 26 ottobre del 1830 e muore a Milano il 21 giugno del 1900.

Inizia gli studi con Medaglia, proseguendoli per il pianoforte con Angeleri al conservatorio di Milano, dove studia anche il flauto. Sono documentate alcune sue esibizioni come flautista; nel 1850 partecipa alle accademie del fratello Adolfo a Como il 13 e 27 ottobre e a Milano, ridotto della Scala, il 1° dicembre.
I fratelli Fumagalli

In quest'ultima occasione suona il suo terzetto brillante per flauto, oboe e clarinetto, con accompagnamento di pianoforte. Nel successivo 1851 prende parte il 6 settembre alla tradizionale accademia degli allievi del conservatorio, suonando una fantasia di C. Marcora per flauto, oboe, clarinetto e corno. Ancora nel 1851 una sinfonia "a piena orchestra", composta da Polibio per l'occasione, inaugura la terza parte del concerto dato al teatro dei Filodrammatici dal fratello Adolfo.
Teatro dei Filodrammatici a Milano

Diplomatosi nel 1852 in flauto e composizione, svolge nel corso del 1853 attività di organista e maestro di cappella a Vimercate, eseguendo sue composizioni di genere sacro. Il 12 marzo 1854 viene nominato maestro e organista della chiesa di S. Celso a Milano, mantenendo tale incarico fino al 1889. Negli anni successivi si dedica principalmente alla composizione, all'insegnamento privato e presso collegi ed educandati milanesi.
Nominato nel 1873 professore di organo al conservatorio di Milano, intensifica la sua attività nel campo della composizione organistica e di musica sacra, impegnandosi anche nel dibattito sull'organo italiano.

Sei marce originali per Organo

Marcia brillante

Toccata Organo
Inoltre effettua anche una serie di collaudi di organi di nuova costruzione: gli organi della parrocchiale di Inzago (1876), di S. Celso (1877), di S. Lorenzo a Milano (1884), della parrocchiale di Melegnano (1886), del santuario di Caravaggio (1888), della basilica di Treviglio (1890: Polibio esegue in questa occasione musiche di Bach, Beethoven, Schumann), di S. Bartolomeo (1891) e della Passione (1893) a Milano. Infine da inizio al concerto di inaugurazione del nuovo organo del conservatorio di Milano, il 23 genn. 1893, eseguendo il Preludio e fuga in do minore di J.S. Bach.
Nel 1890 ha modo di visitare Vienna, Praga, Dresda, Berlino, Lipsia, Monaco di Baviera, ed elabora una tabella descrittiva degli organi di diverse chiese e istituzioni, pubblicata sulla Gazzetta musicale di Milano il 23 nov. 1890.
Pur senza aderire del tutto alle istanze di riforma della musica sacra avanzate dal movimento ceciliano, Polibio sente la necessità, negli ultimi anni, di un rinnovamento della propria produzione sacra: ne sono testimonianza la Sonata per organo, Op. 253, presentata nel 1880 al concorso della Società del quartetto di Milano e revisionata nel 1881, modificando l'ultimo tempo "con una bella e chiara fuga" e la Messa a tre voci e organo, presentata all'Esposizione musicale di Milano del 1881. 


Analisi della creatività di Polibio

Tuttavia la successiva Messa a 4 voci, composta nel 1884 ed eseguita a S. Celso il 30 sett. 1885 per la ricorrenza del centenario del santuario, suscita aspre critiche da parte di G. Tebaldini, allora allievo di Polibio al conservatorio di Milano e convinto assertore della riforma ceciliana. Nel dicembre del 1886, 1888 e 1889 dirige proprie composizioni religiose in solenni funzioni a Casale Monferrato; nel 1889 vi viene eseguita una sua nuova Messa dedicata alla regina e per la quale Umberto I lo nomina cavaliere della Corona d'Italia.
Nel 1899, per motivi di salute, si dimette da S. Celso e lascia l'insegnamento al conservatorio. Polibio muore a Milano il 21 giugno 1900. Fra i suoi allievi, oltre Tebaldini, si ricordano L. Mapelli e M.E. Bossi.

La sua vasta produzione compositiva, pubblicata da editori musicali milanesi e torinesi, giunge fino al n. d'opera 298 e comprende musica sacra, musiche per pianoforte solo, pianoforte a 4 mani, pianoforte a 8 mani, flauto e pianoforte, organo, voce e pianoforte. 


Le sue Opere Organistiche


Marcia di Vittoria

Marcia campestre


Sonata per organo in mi minore

Tempo di Sonata

Vi predomina il repertorio pianistico, basato su temi d'opera, nella massima parte destinato a principianti, spesso riunito in raccolte, come L'aprile delle giovani pianiste, Op. 61, I primi albori, Op. 73, Bazar teatrale, Op. 102, Lo zodiaco musicale, Op. 119, Fioritura del pianista, Op. 126, Couronne des diamants, Op. 131, Bozzetti teatrali, Op. 140, L'Orfeo, Op. 141, Ancora del pianista, Op. 259. Le melodie, liberamente trascritte, provengono in gran parte da opere di Verdi, ma anche di Bellini, Rossini, Donizetti, Mercadante, Petrella, Cagnoni. 





Gran terzetto (Allegro)

Fantasia

Alle composizioni che utilizzano temi altrui (fra cui anche composizioni del fratello Adolfo, come Luisella, La pendule, La buena ventura) si aggiungono pezzi da salotto, per lo più in forma di danza (tarantella, valzer, schottisch, polka, galop), talvolta con titoli fantasiosi, come la raccolta Op. 203, Ricordo dell'Esposizione industriale italiana in Milano 1881, comprendente: Duomo, valzer;Galleria Vittorio Emanuele, polka; Milano, mazurka; Sempione, mazurka; Anfiteatro, galop.

venerdì 27 maggio 2016

Gaetano Donizetti

Un altro grande compositore e operista dell’Ottocento è Gaetano Donizetti. 





Nasce a Bergamo nel 1797 e muore nel 1848. La sua arte va considerata come il culmine della musica italiana nel suo momento di passaggio dal tiepido iniziale romanticismo del secondo Rossini al romanticismo appassionato o rapito che recherà i segni di Verdi. Tra le sue circa 70 opere vi sono molti capolavori come Anna Bolena, L'elisir d'amore, Lucrezia Borgia, Lucia di Lammermoor, La favorita, La figlia del reggimento e Don Pasquale che contengono alcune tra le pagine più belle e appassionate del repertorio lirico di ogni tempo. 

Libretto de "La figlia del Reggimento"



Una Furtiva Lagrima, L'Elisir d'Amore



Regnava nel silenzio Lucia

Ariette

Elvida tutto cede al nemico feroce

Trillo cresciuto in Elvida


Emilia di Liverpool




Nel 1806 Gaetano viene ammesso alle "Lezioni caritatevoli di musica" dirette e fondate da Simone Mayr con lo scopo di poter preparare i bambini per il coro e impartire loro delle solide basi musicali. Il ragazzo dimostra subito di essere uno studente esuberante e particolarmente sveglio: Mayr intuisce le potenzialità del ragazzo e decide di seguire personalmente la sua istruzione musicale in clavicembalo e composizione.
Nel 1811 Donizetti scrive "Il Piccolo compositore di Musica" per una recita scolastica, aiutato e corretto dall'amato insegnante che lo sosterrà per tutta la vita e per il quale sempre nutrirà un profondo rispetto.
Nel 1815, su raccomandazione di Mayr, Donizetti si trasferisce a Bologna per completare gli studi con padre Stanislao Mattei, che già era stato insegnante di Rossini. Mayr partecipa alle spese necessarie per il mantenimento del ragazzo. Con il frate minore francescano, noto compositore e didatta, Donizetti riceve una formazione impeccabile, anche se non riesce a legare pienamente con lui, causa il carattere scontroso e taciturno dell'insegnante.
Negli ultimi mesi del 1817 Gaetano ritorna a Bergamo e, grazie all'interessamento di Mayr, riesce a firmare quasi subito un contratto per scrivere quattro opere per l'impresario Zancla, esordendo a Venezia nel 1818 con "Enrico di Borgogna", opera seguita nel 1819 da "Il falegname di Livonia", rappresentate entrambe con discreto successo e nelle quali si percepisce l'inevitabile influsso - per quell'epoca – di Gioacchino Rossini.
La sua attività può continuare tranquillamente anche grazie al fatto che, come racconta lo stesso compositore, riesce ad evitare il servizio militare: Marianna Pezzoli Grattaroli, signora della ricca borghesia di Bergamo, entusiasta per le eccezionali doti del giovane Donizetti, riesce a comprarne l'esenzione.
Nel 1822 presenta alla Scala "Chiara e Serafina", un totale fiasco che gli chiude per ben otto anni le porte del grande teatro milanese.


Il vero debutto nell'opera avviene grazie al fatto che Mayr rifiuta la commissione per una nuova opera e riesce a convincere gli organizzatori a passarla a Donizetti. Nasce così nel 1822, al Teatro Argentina di Roma, "Zoraida di Granata", che viene accolta con entusiasmo dal pubblico.

Esordisce a Venezia con l'opera Enrico di Borgogna, accolta con discreto successo, come pure, l'anno seguente, l'altra opera Il falegname di Livonia. A differenza di Rossini, Bellini e successivamente Verdi, i quali sapevano amministrarsi nel lavoro, Gaetano Donizetti produce di fretta, senza fare accurate scelte, seguendo ed accettando, soprattutto, i ritmi frenetici e stressanti imposti dalle condizioni della vita teatrale del tempo.


(Il Teatro Donizetti, costruito alla fine del Settecento ed intitolato al grande compositore bergamasco, si è sempre distinto per le produzioni liriche, tanto da venir inserito nel ristretto novero dei teatri lirici di tradizione. Oltre al DoReMix – Stagione Lirica e di Balletto, il Donizetti ospita un'affermata e seguitissima stagione di prosa e di teatro contemporaneo Altri Percorsi e numerose altre iniziative di spettacolo tra cui il Festival Bergamo Jazz e la stagione di operetta. Ospite del maggiore teatro cittadino il prestigioso Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo organizzato dall’Ente Festival Pianistico.)

Dal 1822 Donizetti si dedica interamente alla composizione, e gli impresari cominciano a commissionargli opere, che egli scriveva una dopo l'altra, senza quasi riposo: serie, buffe, ecc. L'abilità di Donizetti sta nel fatto che quasi mai scende a livelli artistici improponibili, grazie al mestiere ed alla professionalità acquisiti durante gli studi con Mayr: si tratta di quella che viene definita la "poetica della fretta", che farebbe sì che la fantasia creatrice, invece di essere turbata e depressa dalle scadenze che devono essere rispettate, è solleticata, sollecitata e tenuta sempre sotto tensione.
In seguito Donizetti viene chiamato a insegnare il contrappunto al collegio di musica di Napoli. Dopo il volontario ritiro dalle scene di Rossini nel 1829 ed alla prematura e inaspettata morte di Bellini nel 1835, Donizetti rimane l'unico grande rappresentante del melodramma italiano. Proprio Rossini gli apre le porte dei teatri della capitale francese e invita Donizetti a comporre nel 1835 "Marin Faliero" da rappresentare a Parigi.
Nel 1836 e nel 1837 una serie di sventure familiari rallenta per un certo tempo la sua attività creatrice. La sua arte si riprende poi nel 1840 con tre opere: La figlia del reggimento, Poliuto, La favorita, rappresentate a Parigi. I lavori seguenti, Don Sebastiano, Caterina Cornaro, Il duca d'Alba, affrettano col loro insuccesso la fine di Donizetti, il quale nel 1845 viene colpito dai primi segni della paralisi e nel 1846 della demenza. Viene riportato a Bergamo ove termina i suoi giorni.
Oltre alle sue numerose opere, Donizetti si dedicò anche alle composizioni organistiche. In particolare ricordiamo tre messe, un miserere e due Ave Maria.

Messa da Requiem


Marcia da "Otto mesi in due ore, ossia, Gli esiliati in Siberia"


Laudamus Te (Messa di gloria)

Aus les martires


Compose inoltre sessantasi opere teatrali, un oratorio, sei cantate, tre inni, otto raccolte di pezzi vocali, molte musiche orchestrali e da camera.


Sonata per flauto e piano

Studio Primo per Clarinetto